21 marzo 2009

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A secondo che siamo nello stesso luogo o separati l'uno dall'altra, ti conosco due volte. Sei due persone.
Quando sei lontana, per me sei comunque presente. Questa presenza è multiforme: consiste di innumerevoli immagini, passaggi, significati, cose note, punti di riferimento, eppure l'insieme rimane marcato dalla tua assenza, in quanto è diffusa. E' come se la tua persona diventasse un luogo, i tuoi contorni orizzonti. Allora vivo in te come se vivessi in un paese. Sei ovunque. Tuttavia in quel paese non potrò mai incontrarti faccia a faccia.

Partir est un peu mourir. Ero molto giovane quando ho sentito per la prima volta questa frase ed essa esprimeva una verità a me già nota. Lo ricordo adesso perchè l'esperienza di vivere in te come se tu fossi un paese, il solo paese al mondo dove non potrò mai sperare di incontrarti faccia a faccia, è un po' come l'esperienza di vivere con la memoria dei morti. Quel che non sapevo quando ero molto giovane è che nulla può portarci via il passato: il passato cresce gradualmente attorno a noi, come una placenta per morire.

In quel paese che tu sei io conosco i tuoi gesti, le intonazioni della tua voce, la forma di ogni parte del tuo corpo. Lì non sei fisicamente meno reale, ma sei meno libera.
Ciò che cambia quando sei davanti ai miei occhi è che diventi imprevedibile. Quel che stai per fare mi è ignoto. Ti seguo. Tu agisci. E di ciò che fai, io mi innamoro ogni volta.

John Berger, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto (2008)