Visualizzazione post con etichetta libri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libri. Mostra tutti i post

21 marzo 2009

...

A secondo che siamo nello stesso luogo o separati l'uno dall'altra, ti conosco due volte. Sei due persone.
Quando sei lontana, per me sei comunque presente. Questa presenza è multiforme: consiste di innumerevoli immagini, passaggi, significati, cose note, punti di riferimento, eppure l'insieme rimane marcato dalla tua assenza, in quanto è diffusa. E' come se la tua persona diventasse un luogo, i tuoi contorni orizzonti. Allora vivo in te come se vivessi in un paese. Sei ovunque. Tuttavia in quel paese non potrò mai incontrarti faccia a faccia.

Partir est un peu mourir. Ero molto giovane quando ho sentito per la prima volta questa frase ed essa esprimeva una verità a me già nota. Lo ricordo adesso perchè l'esperienza di vivere in te come se tu fossi un paese, il solo paese al mondo dove non potrò mai sperare di incontrarti faccia a faccia, è un po' come l'esperienza di vivere con la memoria dei morti. Quel che non sapevo quando ero molto giovane è che nulla può portarci via il passato: il passato cresce gradualmente attorno a noi, come una placenta per morire.

In quel paese che tu sei io conosco i tuoi gesti, le intonazioni della tua voce, la forma di ogni parte del tuo corpo. Lì non sei fisicamente meno reale, ma sei meno libera.
Ciò che cambia quando sei davanti ai miei occhi è che diventi imprevedibile. Quel che stai per fare mi è ignoto. Ti seguo. Tu agisci. E di ciò che fai, io mi innamoro ogni volta.

John Berger, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto (2008)

03 giugno 2007

stalattiti / saluto di giugno

Cercano di scoprirci
nelle nostre parole
dimenticando che la metà del nostro volto
rimane sprofondata
nel nostro silenzio.

-

Volevo toccare il tuo collo
con le mie dita bagnate or ora di pianto
e dirti
quanto siamo ricchi dopo la pioggia
quanto siamo grandi dopo la guerra
quanto siamo belli
nell'amore.

Pitsa Ghalazi (1940), poetessa cipriota
Argo ediz, 2004

11 maggio 2007

mal di pietre


•La fantasia ci aiuta a volte a vivere meglio.
Ma più spesso è la realtà a salvarci dalla fantasia.•

•Perchè in fondo, forse, nell'amore, alla fine bisogna affidarsi alla magia, perchè non è che riesci a vedere una regola, qualcosa da seguire per far andare le cose bene, per esempio dei Comandamenti.•

•La mia attesa si sveglia, angosciosa, ai colpi azzurri di primavera,
dopo che se n'è andata, vergognosa, alla pallida luce d'inverno.
La mia attesa non ti capisce, e non può farsi capire,
fra il giallo dolce ansioso delle sfrontate mimose.•

Milena Agus


Milena Agus • mal di pietre • nottetempo • 12 €

09 gennaio 2007

...di nuovo Nada. Ultimo atto


venerdì cinque gennaio anno duezerozerosette
in treno per civitanova marche, poi montecosaro.

E' qui che leggo le ultime pagine di Nada. Come un cerchio, il libro si chiude così come si è aperto. Gonfio di aspettative, proteso in avanti su di un futuro che sa e può portare cambiamento. Così si apre su una svolta forte, il cambio di città, l'arrivo a Barcellona per studiare, poi corre e scorre veloce scansito da tre parti che portano dentro tre nuovi, non grandissimi, passaggi, cmq importanti per il 'nostro' racconto, ed infine si chiude nuovamente e finalmente, al colmo dell'esasperazione e sull'orlo della follia, con la partenza per Madrid ed una nuova vita. Andrea, la protagonista io narrante, lascia Calle de Aribau dopo un anno di delusa esistenza. Magrissima di fame e povera. Sola. L'unico affetto acquisito a Barcellona sarà quello che la libererà dai legacci della casa di calle de Aribau e la porterà a spostarsi a Madrid.
Scritto nei primi anni '40 del secolo scorso, Nada vince il premio Nadal nel 1944 e si distingue tanto da esser definito dalla critica uno dei migliori romanzi del dopoguerra spagnolo. In Italia ci arriva, ma ora grazie alla borsa di studio vinta dalla una nuova traduttrice Barbara Bertoni alla 'casa del traductor' di Tarazona (Spagna), e grazie anche naturalmente ai tipi di Neri Pozza, torna in commercio con una edizione tutta nuova. Attrazione fatale è stato questo libro in libreria sin dalla sua fisicità sugli scaffali dell'affollatissima e ricchissima Feltrinelli di via Melo (Bari). Bello il titolo, bella l'immagine in copertina, bella la dimensione del volumetto, piccolo e compatto ma non breve, bella la carta tutta. Ora che ho messo lo zampino anche dietro le quinte della vita di un libro, dopo aver passato anni ad occuparmi della sua archiviazione e vendita o della sua raccolta per far nascere biblioteca, ora, dicevo, che sto avendo modo di curarne la genesi (fisica, non sono autrice!), dalla progettazione fino alla stampa di quello che sarà poi il suo 'corpo', ora so bene, ancora meglio di quanto tuttavia avevo già intuito, quanto sia complessa la sua semplicità, la sua eleganza, il suo equilibrio formale. A Bari l'ho preso in mano Nada, l'ho sbirciato e corteggiato. La fila alla cassa era così lunga, nella settimana che precede il Natale, che ho pensato bene di uscire senza acquistare nulla, senza acquistare 'nada'! L'ho fatto mio a Bisceglie, nella libreria Oompa Loompa di Agata Diakoviez dove ero in visita per la mostra della mia amica sorella Teresa. Tutt'altro clima naturalmente! Poi la lettura ha confermato quell'istintivo fiuto. Nada è un libro che corre veloce, è un libro scritto e tradotto benissimo. Benchè a tratti di una tristezza profonda, per le tematiche e le vicende di cui tratta, c'è fame solitudine e follia in questo libro, la scrittura resta sempre fresca e luminosa, lieve come un vapore, avvolgente e capace di restituire più di ogni altra cosa il clima umano ed intimo di Andrea nella Barcellona della sua giovane età. Mi ha stupito la modernità del linguaggio che pesca nel gergo parlato con estrema disinvoltura, cosa cui oggi siamo ben abituati ma nel '40 no, e che descrive eventi e sensazioni con una immediatezza bellissima, senza il filtro spesso inevitabile delle convenzioni del tempo. Questo mi ha dato da pensare. Non so ancora bene se questa è l'esatta cifra dell'autrice, Carmen Laforet, o (più probabilmente?) la differenza tra la nostra cultura e quella spagnola, che senz'altro mi è sempre parsa più brillante nel descrivere l'umanità senza far uso di pregiudizi, filtri e convenzioni. E' così sorprendente seguire il filo del racconto che è imperlato di luminose visioni sul mondo, sull'architettura della città vecchia, sul contesto cittadino e sulla 'fauna umana' che Andrea incontra lungo il suo cammino durato un anno della sua vita condivisa con noi... lettori. L'impressione è quella di avere una presa diretta con il suo pensiero, come se il passaggio in scrittura non avesse minimamente incrinato o intaccato la qualità della visione... L'autrice si è fatta così protagonista indiscussa e geniale della materia che racconta.
Da non perdere direi!

31 dicembre 2006

Nada


leggo "Nada".
romanzo NeriPozza, traduzione dallo spagnolo, un libro scritto negli anni quaranta, definito tra i più notevoli del dopoguerra spagnolo.
come al solito le perle tardano ad arrivare in libreria in italia, o, quando anche ci sono, tardano ad essere riconosciute tali, penso al meraviglioso "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza...
ma tant'è. l'importante è che questo accada.
così ora dopo le avventure di Modesta, che mi hanno accompagnato per settimane al caldo dell'ultima estate, ora le vacanze invernali viaggiano al ritmo del racconto e della vita di Andrea, giovane donna nella Barcellona degli anni quaranta...
meravigliosa la scrittura, sarà merito anche della traduttrice, Barbara Bertoni (che poi, leggo dentro, ha usufruito di una borsa di studio concessa dalla Casa del Traductor di Tarazona, in Spagna... ulteriore nota di merito!)
meraviglioso il ritmo... avviluppante...
ora devo andare, ma voglio aggiungere qualche altro tassello a riguardo... devo infine leggere la terza parte del racconto... l'ennesimo colpo di scena si prepara...

29 dicembre 2006

Nada


Carmen Laforet

22 novembre 2006

tra stato di necessità e trascendenza.



il chiodo è ai sedentari, dove lo pianti resta inchiodato, ultima minimale derivazione edile.
il nodo si snoda riannoda all'occorrenza, dice l'arrivo del nomade, ne certifica partenza.
nodo e chiodo dell'uomo è la poesia. poesia è subire la forza dell'essere combattendo.
è un'arma la parola, un'arma il tono, il ritmo. forma e sostanza preziosa.
deve essere forte anche quando leggera si fa sinuosa.
un rapimento, un'estasi che brucia e fa silenzio intorno.
far fiorire il deserto, fuori, dove acqua evapora.

farlo fiorire dentro dove l'eccesso satura.
non tanto liberare la fantasia quanto lo sforzo di penetrare realtà, rivelandola, è poesia.
tra l'immaginario e il reale c'è il senso del limite, la finezza d'esser uomini e donne.
l'immaginario comporta espansione illusoria, un appiattimento sulla dimensione orizzontale, ben più affascinante il reale si svela se s'accetta il limite.
tensione tra stato di necessità e trascendenza.

giovanni lindo ferretti "reduce" mondadori. 2006