04 settembre 2009

210206

Ho sempre pensato all’amore come ad un sentimento di cui l’essere umano si fa capiente vivendo. Si somma l’amore. Non si può mai sottrarre. Man mano che si va avanti nella vita si ama sempre di più. Sempre più persone, sempre più cose. Chi hai amato non smetti di amarlo più. Passa la passione, il vedersi, il relazionarsi. Passa il tempo, le stagioni della vita ma se hai amato qualcuno anche solo per un minuto lo amerai per sempre. Questo penso. Allora esiste un luogo del pensiero e della memoria, un luogo del sentimento che è assoluto: indipendente dagli eventi. Inaccessibile. Dove nessuno può entrare. Che nessuno può saccheggiare. Incredibilmente intimo. È un luogo dove è utile entrare di tanto in tanto per ritrovare il proprio sé, integro, la propria essenza in quel sentimento che ha costituito le fasi dell’esistere fin qui, fino al presente. Noi siamo l’amore provato. Anche per un suono, un odore, un profumo, una luce, un animale, un paesaggio, un luogo, un tempo. Noi siamo l’amore provato. È buona cosa coltivare questa intimità. Per riconoscersi anche nelle esperienze che più sembrano farci allontanare dai soliti clichè comportamentali, nel nuovo, cioè. Ritrovo me nel mio vissuto. Mi porto dietro il mio vissuto ogni momento. Sono il mio vissuto. Non sarei quella che sono altrimenti. Non voglio che solitudine a volte. Anche per valorizzare e comprendere e scegliere l’oggi. Sono arrivata alla conclusione che se vivessi una unica dimensione dell’esistenza ne morirei. Manca sempre qualcosa e la quotidianità, per impostazione, non può conciliare tutte le dimensioni del mio esistere. Manca sempre qualcosa. Ed ora mi sento così… mancare di… mancare di ME. Non mi vado a trovare da un po’. E poi c’è bisogno di coltivare le assenze… di crogiolarsi nella nostalgia… di desiderare l’impossibile… di provare quella malinconia che solo questi sentimenti sanno dare.

[mi ritrovo in me]

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